Barbabietole e meringue
24 September – 30 November 2014
Istituto Svizzero di Roma
Background image: Digital textile printing, TOBEX SA, Borås, Sweden
Falling asleep is like falling in love. It’s impossible to catch the instant it happens. When it hits you it is already too late. Dreams, love and night are simultaneously physical and immaterial, visible and incomprehensible. Were we to find ourselves dreaming in the bed and the head of Emilio Maraini, what would we see? What flavour would we taste? Beet sugar. Thousands of roots ready to transform into a foodstuff precious enough to constitute a colossal fortune. How many beets need to be grown to supply a single meringue? If Villa Maraini has roots, they are undoubtedly beetroots. From them, a garden of plants and flowers from the four corners of the globe has sprouted forth. The entrance to the park and the villa opens onto a dark, damp vision. It is the grotto. Three dreamcatchers decorate this space of the unconscious, leading to the fabrics that constitute the rest of the installation. Sheets, pillowcases and tablecloths, produced in relation to the exceptional career of the industrialist of Swiss origin, are hung between the palm trees in the garden (the design of the fabrics has been done in collaboration with Noémie Gygax, no-do). While the dreamcatchers are decorated with the features of a planetary tropical paradise, the humble beetroots are transformed into European, African, American, Asian and Australian flowers. Some of the specimens were gathered personally by the artist’s father. Explorers and the nouveaux riches are always excessive, lacking in any socialist or democratic restraint.
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Excerpt from Istituto Svizzero di Roma website
Addormentarsi è come innamorarsi. Impossibile cogliere l’attimo. Quando arriva è già troppo tardi. Il sogno, l’amore e la notte sono al contempo fisici e immateriali, visibili e incomprensibili. Se ci trovassimo a sognare nel letto e nella testa di Emilio Maraini, cosa vedremmo? Che gusto sentiremmo? Zucchero di barbabietola. Migliaia di radici pronte a trasformarsi in una derrata abbastanza preziosa da costituire una fortuna colossale. Quante barbabietole bisogna coltivare per assaggiare una sola meringa? Se Villa Maraini ha radici, sono senz’altro di barbabietola. Da esse è germogliato un giardino di piante e fiori provenienti dai quattro angoli della terra. L’ingresso al parco e alla villa si apre su una visione buia e umida. È la grotta. Tre acchiappasogni decorano questo spazio dell’inconscio, anticipando i tessuti che compongono il resto dell’installazione. Lenzuola, federe e tovaglie, prodotte in relazione all’eccezionale percorso dell’industriale di origini svizzere, sono appese tra le palme del giardino (il disegno dei tessili è realizzato in collaborazione con Noémie Gygax, no-do). Se gli acchiappasogni sono decorati con le piume di un paradiso tropicale planetario, le volgari radici di barbabietola si trasformano in fiori europei, africani, americani, asiatici e australiani. Alcuni esemplari sono stati raccolti dal padre dell’artista in persona. Gli esploratori e i nuovi ricchi sono sempre eccessivi, privi di qualsivoglia restrizione socialista o democratica.
Svizzera con radici italiane, Donatella Bernardi, nata nel 1976 a Ginevra, è un’artista poliedrica. In lei, non vi è alcun confine netto tra il lavoro artistico, le ricerche, l’organizzazione di mostre, la pubblicazione e la produzione di film o l’insegnamento presso il Royal Institute of Art di Stoccolma. L’artista incoraggia pratiche collaborative, dal gruppo di Zorro e Bernardo attivo nei primi anni 2000, al festival Eternal Tour, iniziato nel 2008 e sviluppatosi in varie fasi che esplorano le dimensioni socio-culturali e antropologiche di diversi paesi e continenti. Nomade e cosmopolita per eccellenza, la sua vita rappresenta il suo essere cittadina del mondo. È ex membro ISR 2006/08.